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Marco Bastiani, “l’ambasciatore” di Olio Tamìa e della Tuscia

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Per scoprirne di più sull’uso e il consumo di Olio Tamìa oltre il confine italiano, abbiamo fatto una chiacchierata con il nostro amico e socio Marco Bastiani. Da diversi anni, Marco ha scelto di trasferirsi con la sua famiglia in Baviera, uno dei luoghi più fiorenti di tutta la Germania. 

Qui, con la sua intraprendenza, sta contribuendo attivamente a diffondere la cultura dell’olio, facendo conoscere ogni giorno l’Olio Tamìa, ma anche la Tuscia in generale, come se fosse un vero e proprio “ambasciatore” del nostro territorio. 

Insieme a Marco, scopriremo oggi cosa ne pensano i nostri vicini d’oltralpe di questo particolare prodotto, di come sta entrando sempre di più nella loro cultura e nelle loro cucine e quali siano i loro accostamenti preferiti.

Marco, prima di tutto, puoi dirci cosa ti ha portato dalla tua città natale, Viterbo, sino in Germania?

“Nel corso dei 20 anni passati a lavorare in banca, sono sempre rimasto con l’idea di non voler abbandonare le mie aspirazioni, tra cui quella di vivere in altri luoghi del mondo. È per questo che un giorno ho deciso, insieme alla mia famiglia, di trasferirmi in Baviera e iniziare quella che potremmo definire ‘una seconda vita’. Ad aspettarci c’era un luogo magnifico, tra i più belli d’Europa… e lo dico da amante del mare!”.

In questo progetto di “seconda vita” cosa ti ha portato ad avvicinarti alla cultura dell’olio?

“Si tratta di un elemento che mi ha sempre molto affascinato. È incredibile se ci soffermiamo a pensare che insieme al pane lo troviamo nell’uso quotidiano di diverse culture già nel 2.500 a.C. e non solo quale alimento. All’olio come prodotto estratto dalla molitura delle olive veniva attribuito un significato religioso e quindi usato con sacralità nei vari riti delle diverse culture, oppure usato come medicamento, o semplicemente per fini estetici, come prodotto di bellezza. Ad ispirarmi ancora di più è stata poi la mia passione per gli Etruschi. Studiando questo popolo mi aveva particolarmente colpito conoscere il ruolo che hanno avuto nella diffusione e valorizzazione dell’olio di oliva. Mi aveva affascinato sapere che ne ‘trasformarono’ l’uso diffondendo la cultura dell’olio di oliva di eccezionale qualità come bene di lusso, dedicando a questa attività tutti i loro talenti di artisti, di innovatori e grandi commercianti e divenendo dei veri ambasciatori dell’oro verde. Questo feeling si è andato ad incontrare con il mio progetto di trasferimento. Ero in procinto di cambiare Paese, avrei conosciuto realtà culturali diverse e da parte mia avrei raccontato del mio luogo d’origine, la Tuscia, e del mio popolo ai nuovi amici che avrei conosciuto in Germania e altrove. E anche io, come i padri etruschi, avrei voluto continuare nell’opera di diffusione della cultura dell’olio extra vergine di oliva.  Anche per questo ho deciso di diventare assaggiatore di olio seguendo la formazione presso l’ONAOO (l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori Olio di Oliva) di Imperia, la prima scuola al mondo per la divulgazione dell’assaggio di olio di oliva. Come molti già sapranno, la tradizione di Imperia viene portata avanti dal medioevo, quando la città era già un grandissimo crocevia marittimo per il commercio dell’olio d’oliva. Inoltre, la mia famiglia possedeva già da tempo un piccolo appezzamento di 200 alberi d’olivo, che mio padre aveva sempre seguito con amorevole dedizione e che per noi, prima bambini, ragazzi e poi adulti, aveva rappresentato nei momenti di raccolta e di produzione dell’olio lo svago, la festa, la convivialità. Questo piccolo oliveto è ancora gelosamente mio e, rappresenta le mie radici, la mia ‘scusa’ per ritornare, sistematicamente, nel Viterbese e sentirmi a casa”.

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Tutto questo, un giorno, ti ha portato a conoscere Olio Tamia… puoi raccontarci come è avvenuto il primo incontro?

“Successe per caso, per una serie di fortunate coincidenze. Qualche anno fa mi trovato alla Biofach di Norimberga, la più grande fiera del biologico al mondo, quando incontrai per la prima volta Pietro Re. Fu un incontro quasi dettato dal destino poiché era alla ricerca di qualcuno che conoscesse bene il tedesco e io mi trovavo là per pura curiosità. Da quell’incontro quasi casuale di due ‘figli degli Etruschi’ in trasferta, nacquero la nostra prima collaborazione e la nostra grande amicizia. Per tre giorni rimasi con lui in fiera, durante la quale facemmo la nostra reciproca conoscenza parlando della nostra grande passione: l’olio extra vergine d’oliva. Non passò molto tempo prima del successivo passo, quello di diventare suo socio e quello di trasmettere, il più possibile, la cultura della cucina italiana, in particolare quella dell’Etruria, nei luoghi che mi trovavo a visitare. L’ho fatto anche allestendo con prodotti tipici locali e l’immancabile Olio Tamìa una delle baite che annualmente vengono realizzate per i mercatini di Natale della città dove vivo”.

Un vero “ambasciatore della Tuscia”, allora!

“Tengo molto a esportare quello che c’è di più buono nella nostra bella terra, così ricca di eccellenze enogastronomiche, per non parlare di quelle naturali e artistico/storiche. È un luogo che deve essere esportato e fatto conoscere in tutto il mondo, con ogni mezzo a nostra disposizione. Per farlo ho scelto anche di organizzare delle degustazioni, con l’immancabile partecipazione dell’Olio Tamìa”.

 Quanto vengono apprezzati i prodotti enogastronomici italiani dal popolo tedesco?

“Moltissimo. I tedeschi hanno davvero una grande stima non solo dei prodotti, ma dell’Italia in generale come territorio ricco di tante meraviglie. In particolare, è stato interessante riscontrare come l’apprezzamento per l’olio extra vergine di oliva sia ancora in crescita in Germania. A differenza del popolo italiano, che ha a che fare con l’olio quotidianamente, i tedeschi ne fanno un uso che potremmo definire più consapevole anche se ben più moderato. Per questo prediligono oli extra vergine di oliva di alta qualità, prodotti da oleologi esperti e utilizzando tutte le accortezze del caso, facendone quindi una scelta di consumo che definirei di tipo salutista. Oppure vi si accostano come si potrebbe fare con una bottiglia di whiskey d’annata, da destinare quindi ad occasioni speciali e raffinate. Un po’ come succede in ambito enologico, anche se, almeno per il momento, i tedeschi sembrano ancora prediligere i vini francesi a quelli italiani, una bottiglia di ottimo vino è sempre un ottimo regalo per gli amici o per se stessi. Qui le persone si dedicano sempre molto volentieri e in modo quasi rituale, a bere, pardon a “degustare” un bicchiere di buon vino.  Per questo motivo, le degustazioni da me organizzate sono molto simili a quelle dei vini. Comincio sempre con delle introduzioni per diffondere un poco di conoscenza della Tuscia, per poi passare ad illustrare le caratteristiche che contraddistinguono gli oli di categoria superiore attraverso dei primi assaggi di oli con difetti, oli più commerciali, così da poterli identificare e per poi poter comprendere al meglio la differenza con dei prodotti di qualità”.

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Una recente ricerca dell’Università di Granada ha stimato che il consumo di olio in Germania, per famiglia, è di appena 3.4 litri annui. Possiamo affermare che per loro il consumo di olio è una vera e propria esperienza culinaria?

“Assolutamente. Quello che cercano, proprio come si fa con una bottiglia di un particolare vino pregiato, è un appagamento dei sensi, non solo del palato, conta molto anche l’atmosfera. Si tratta, anche per questo, di un’esperienza di consumo completamente diversa da quella che possiamo avere noi italiani. Noi ne consumiamo circa 11 litri l’anno pro-capite (fonte Assitol 2020) e l’utilizzo che ne facciamo e il valore che vi attribuiamo è tipico del bene di cui se ne ha grande disponibilità; il rovescio della medaglia è che forse ne sminuiamo il suo effettivo valore. E’ però di grande conforto sapere che questa tendenza si sta modificando. Secondo il rapporto di Assitol, due terzi degli italiani hanno affermato di credere che l’olio extra vergine di oliva sia un prodotto di alta qualità con un sapore eccezionale. Il sessanta per cento acquista il prodotto perché sa che è salutare. Questo testimonia l’evoluzione dei consumatori italiani, che cercano e comprano solo un prodotto di alta qualità, leggono le etichette e sanno cosa cercano. Tornando alla mia esperienza qui in Germania, il mio obiettivo, seguendo la loro propensione a godere del bello e del buono che l’Italia offre, è quello di far fare alle persone un’esperienza sensoriale attraverso la degustazione di oli Evo eccezionali e unici quali sono gli oli Tamìa, così come sono propensi a fare con i vini. 

Come sta cambiando la percezione dell’olio italiano nella cultura tedesca?

“Come già anticipato, il loro approccio con un prodotto di qualità è diverso da quello degli italiani che, come dicevamo, si rapportano quotidianamente con l’olio. In Germania, per intenderci, una famiglia, anche numerosa, non compra mai 30 litri di olio per il consumo annuale. È particolare questa cosa, perché un tedesco, potrebbe quasi pensare che un italiano ci si possa fare il bagno con una quantità così elevata… per loro una bottiglia da mezzo litro, di qualità – voglio ribadirlo – è più che sufficiente per un paio di mesi. Esistono, tuttavia, delle resistenze sul fronte commerciale riguardo la diffusione dell’olio in Germania. Ciò è dovuto in parte anche ad una sorta di boicottaggio che storicamente è stato fatto verso l’uso dell’olio di oliva in cucina, raccomandando invece l’uso di oli di semi. Mi pare inutile sottolineare l’intento protezionistico, verso il prodotto nazionale a scapito ovviamente del ben di importazione, di questo tipo di divulgazione. Non è inusuale, anche per questo, che molte delle domande alle quali sono solito rispondere si riferiscano alla veridicità di tali affermazioni. Non dimentichiamo, tuttavia, che i tedeschi sono soliti, ancora oggi, friggere utilizzando lo strutto. Negli utili anni, comunque, la situazione sta cambiando e la diffusione dell’utilizzo dell’olio è aumentata moltissimo. I consumatori cercano soprattutto prodotti bio, di altissima qualità, prodotti da piccole aziende, ma anche un produttore da guardare dritto negli occhi e al quale rivolgere delle domande. Vogliono la certezza che il prodotto che stanno acquistando sia quelle che io produco, che conosco e che utilizzo nel mio quotidiano. È un vero rapporto di fiducia che si instaura tra me e loro”.

Prima di salutarci, ora che li conosci da qualche tempo, puoi dirci se i tedeschi prediligono una particolare tipologia di Olio Tamìa?

“Non c’è una vera e propria preferenza. Il popolo tedesco è un popolo molto abitudinario, solito a instaurare un rapporto di fiducia ben saldo, che li porta a scegliere un certo prodotto per poi affidarcisi anima e corpo. Per questo posso affermare che vi sia un’equa distribuzione delle preferenze, dove ogni nostro olio si è ricavato la propria fetta di mercato. Chi si innamora dell’aroma di foglia di pomodoro del Maurino Tamìa non lo lascia più, così come quelli che apprezzano il bouquet aromatico del Gold o il profumo di erba fresca appena tagliata tipico del nostro Caninese. A questo processo di ‘selezione’ dobbiamo ovviamente aggiungere il fatto che loro non sono abituati al sapore, alla piccantezza o all’amaro dell’olio come noi. Il primo assaggio di olio, resta per loro un’esperienza ancora un po’ scioccante, molti reagiscono come un bambino che è stato costretto a mettere in bocca una cucchiaiata di minestrone. A volte c’è da ridere… per fortuna il secondo assaggio cambia tutto e, se vogliamo dirla tutta, li segna per il resto della vita… in senso buono, ovviamente!”.

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